lunedì 1 febbraio 2010

Sempre a proposito della cratica


Un sistema coercitivo che non ammette forme di protesta o critiche non si autoconsidera violento, semmai  ordinato o rigido; questo sistema si vede costretto ad usare la forza solo contro chi osa ribellarsi. Quindi tale sistema parla di violenza, connotata negativamente, solo quando riceve attacchi ed invece parla di controllo, ordine, prevenzione ed al massimo di repressione,  se proprio deve esercitare la forza, sempre e solo, ovviamente, per il bene comune: termini quest'ultimi tutti con connotazioni, se non prorpio positive, almeno neutre.
Il punto della questione allora non e' violenza si o violenza no ma vedere chi detiene il potere di attribuire-descrivere un determinato fatto o stato di cose con certe parole evitandone altre; fare cio' significa detenere il potere di decidere quali connotazioni far valere attraverso la scelta delle parole.
Attenzione: quando parlo di "connotazione delle parole" intendo la loro colorazione emotivo-affettiva. 
Si tratta cosi alla fine di vedere chi detiene il potere dell'effetto-efficacia emotiva sugli uditori attraverso la scelta delle parole o della favola opportuna da raccontare.
Ci sarebbero tante altre cose da dire e tanti altri approfondimenti da fare sulle cose gia' dette ma mi fermo qua perche' e' tardi.

3 commenti:

  1. Aggiungo qualche pensiero.

    Da un punto di vista semantico, la violenza ha una connotazione negativa. Di norma è definita violenza qualsiasi azione che rechi un danno a qualcosa o qualcuno, in forma materiale o psicologica. Se invece di parlare di violenza, usassimo termini come difesa ed attacco, più ampi, vaghi ma flessibili.

    Attacco un potere e mi difendo da un potere. Un potere mi attacca e un potere si difende.

    La violenza deliberata mi ha sempre dato l'idea di essere un effetto dalle cause troppo randomizzate.

    Personalmente ritengo la violenza un istinto umano, impossibile da eradicare, ma possibile da controllare. Ed infatti per questo abbiamo sempre organizzato violenza legalizzate con le guerre, la disciplina e la repressione.

    E sono d'accordo con te che l'uso delle parole è una chiave fondamentale del potere. La parola è la prima ancella per la nascita di un potere. La propaganda, appunto.

    Per questo, la conoscenza di un apparato linguistico dovrebbe dare le chiavi per capire i tuoi interlocutori e per andare oltre le sfumature troppo ampie. Se non hai la Stele di Rosetta per decodificare, non capirai, ma potrai annuire; senza aver capito un cazzo.

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  2. @lyndon scusa ma mi sono accorto solo ora di questo commento; grazie per l'ulteriore approfondimento.
    ma c'e' un modo per vedere quando ci sono commenti non ancora letti?

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